Da Castelluccio al monte Argentella, ciaspole, ramponi, piccozza, avevamo tutto ma a fermarci stavolta che non c’era la
nostra indolenza è stato il vento, inaspettatamente fortissimo oltre i 2000m.
Ne è valsa comunque la pena perché la giornata è stata magnifica.
Quando siamo arrivati a Castelluccio, provenendo da Forca di Presta, al parcheggio prima di prendere la salita per il paese,
la nebbia era come al solito una fitta e pesante coperta, la temperatura di niente sopra lo zero aveva reso l’asfalto una lastra
di ghiaccio, ma siccome sopra la nebbia c’è sempre il sole, la speranza era che la coltre fosse bassa il più possibile.
Seguiamo la sterrata e il sentiero che sale a capanna Ghezzi, terreno duro e ghiacciato, non c’è neve, le prime chiazze compaiono
solo poco prima di iniziare a salire verso la capanna, nello stesso momento in cui inizia ad intravedersi un cielo lievemente
azzurro e si intuisce che stiamo uscendo dalle nebbie; ad ogni passo si materializza la dorsale dell’Argentella, in pochi minuti
la luce esplode e abbaglia, dal gelo passiamo ad un caldo insopportabile tanto che dobbiamo alleggerirci a più riprese. Aggirate
varie tonde elevazioni, il toponimo della zona è molto efficace “Colli alti e bassi”, ci si infila sulla larga brecciata parzialmente
innevata che sale alla Capanna Ghezzi; nei pressi della capanna (un rifugio del CAI di Perugia, +50 min) la presenza della neve è
più consistente, nella conca sottostante è rimasta, il monte Abuzzago che si “alza” dietro la capanna ne è privo totalmente mentre
non manca sul versante opposto, dove corre il sentiero che sale alle Pianacce. Qualche pezzetto più ghiacciato ma alle Pianacce ci
si arriva con facilità, ed è sempre bello ritrovarsi i canali del Redentore di fronte e la piana di Castelluccio ancora invasa dalla
nebbia una volta che ci arrivi, il paese è ancora ingabbiato dalla coperta, non c’è traccia alcuna dell’antenna e delle poche case rimaste e delle rovine.
Prendiamo ad inoltrarci sull’evidente traccia che attraversa le Pianacce, la posizione assolata e probabilmente col contributo del
vento, sono completamente prive di neve; l’ampio vallone per colle Albieri che abbiamo davanti ne è invece pieno e presto ci ritroviamo
su una bella traccia ghiacciata che inizia a salire; raggiungiamo la palina dell’incrocio per Forca Viola e continuiamo a salire fino
allo scoperto colle Albieri (+35 min) dove ci fermiamo per una sosta mangereccia e per montare i ramponi; davanti la traccia traversa
tutto il versante discretamente ripido e innevato, è tutta a vista fino al passo di Sasso Borghese. Piccozza nella mano a monte,
bastoncino in quella a valle, un po' di ghiaccio ma la traccia è battuta, si avanza con facilità. Intanto nella valle sottostante di
San Lorenzo della nebbia rimangono pochi sbuffi ancora, compatta ancora anche se si va assorbendo sul Pian Grande tanto che di
Castelluccio solo la lunga antenna sbuca. Sono spettacoli mica fuffa.
Alzandoci di quota e avvicinandoci al passo di Sasso Borghese la neve aumenta di spessore, sul canale di San Lorenzo sono tanti gli
sciatori che a passo lento risalgono la montagna; ci aspettavamo un po' di aria mossa in più una volta superato il passo ma non
esattamente così come è stata. Superato il passo di una cinquantina di metri inizia a soffiare un vento teso e freddo, si fa forte,
molto troppo forte quando raggiungiamo la cresta tra il Sasso Borghese e l’Argentella (+1,30 ore). Sbuffi di neve polverosa riescono
ad alzarsi e volare sul versante opposto nonostante la neve sia ghiacciata e molto bagnata; proviamo comunque a prendere la via dell’Argentella,
siamo a pochi passi da quota 2017m. da dove inizia la dorsale che scende al Pian delle Cavalle, sopra le diverse anticime che anticipano
l’Argentella sono vicinissime e anche la vetta principale è già evidente e spolverata dal vento ma più saliamo e più il vento prende forza;
ci rivestiamo in fretta in manovre al limite dell’impossibile tanto soffia, siamo congelati e qualche raffica ci fa perdere quasi l’equilibrio,
il gioco non valeva più e con non poca rabbia per l’ennesima volta capisco che l’Argentella rimarrà li, è destino che non riesca a raggiungere questa montagna da un sacco di tempo.
Voltiamo lo sguardo verso Sasso Borghese, speravo che al riparo della montagna il vento si placasse ma nulla, anche sulla sella tra Il Palazzo
e il Sasso Borghese spirava che proprio ce lo stava dicendo in tutte le lingue che era il caso di tornare indietro. E così facciamo, in queste
condizioni il gusto si perde, nemmeno il modo di guardarsi attorno si aveva. La via del rientro è stata per la stessa traccia dell’andata,
oltre il passo la neve ormai da molto colpita da un sole più caldo o soprattutto verticale, era un po' ammollata, sotto i ramponi si formava
frequentemente uno spesso zoccolo che è stato l’unico fastidio sulla via del rientro, a Colle Albieri ce ne siamo liberati ed il resto della
discesa è stata una volata. Una escursione non terminata come volevamo, nemmeno oggi la soddisfazione di rimettere piede sull’Argentella dopo
tanto tempo, ma tanto da lì non si muove e l’appuntamento è solo rimandato; ha reso incompleta la giornata ma a dargli un senso come sempre ci
hanno pensato i panorami che avevamo intorno, familiari fin troppo ma ogni volta diversi e belli. Rientriamo a Castelluccio (+ 2 ore) in tempo
per consolarci con un bel pranzetto con vista Redentore; il bello è che fra quaranta minuti o poco più saremo a casa, quando dicevamo che queste
erano le “nostre” montagne intendevo proprio questo, chi si fa per una vasca al corso e chi nello stesso tempo scorribanda in montagna. Non male direi, anzi una vera fortuna.